1.3 Lezione 1
Certificazione: |
Linux Essentials |
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Versione: |
1.6 |
Argomento: |
1 La Comunità Linux e una Carriera nell’Open Source |
Obiettivo: |
1.3 Software e Licenze Open Source |
Lezione: |
1 di 1 |
Introduzione
Sebbene i termini software libero e software open source siano ampiamente utilizzati, ci sono ancora alcune idee sbagliate sul loro significato. In particolare, il concetto di “libertà” necessita di un esame più approfondito. Partiamo dunque dalla definizione dei termini.
Definizione di Software Libero e di Software Open Source
Criteri di Definizione del Software Libero
Prima di tutto, la parola “libero” nel contesto di software libero non ha nulla a che fare con “gratuito”, o, come riassume il fondatore della Free Software Foundation (FSF), Richard Stallman:
Per capire il concetto, dovresti pensare a “libero” come in “libertà di parola”, non come in “birra gratis” .
Cos’è il software libero?
Indipendentemente dal fatto che si debba pagare o meno per il software, ci sono quattro criteri che caratterizzano il software libero. Richard Stallman descrive questi criteri come “le quattro libertà essenziali”, il conteggio delle quali parte da zero:
-
“La libertà di eseguire il programma come desideri, per qualsiasi scopo (libertà 0).”
Il dove, come e per quale scopo viene utilizzato il software non possono essere né prestabiliti né limitati.
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“La libertà di studiare come funziona il programma e di adattarlo alle tue esigenze (libertà 1). L’accesso al codice sorgente ne è una condizione preliminare.”
Ognuno può modificare il software in base alle proprie idee ed esigenze. Ciò a sua volta presuppone che il cosiddetto codice sorgente, ovvero tutti i file di cui è composto un software, debba essere disponibile in un formato leggibile dai programmatori. E, naturalmente, questo diritto si applica tanto a un semplice utente che potrebbe voler aggiungere una singola funzionalità, quanto alle società di software che realizzano codice complesso come i sistemi operativi per smartphone o il firmware dei router.
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“La libertà di ridistribuire le copie in modo da poter aiutare gli altri (libertà 2).”
Questa libertà incoraggia esplicitamente ogni utente a condividere il software con altri. Si tratta quindi della massima distribuzione possibile e quindi della più ampia comunità possibile di utenti e sviluppatori che, sulla base di queste libertà, sviluppano e migliorano ulteriormente il software a beneficio di tutti.
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“La libertà di distribuire copie delle tue versioni modificate ad altri (libertà 3). In questo modo puoi dare all’intera comunità la possibilità di trarre beneficio dalle tue modifiche. L’accesso al codice sorgente è una condizione preliminare per questo.”
Non si tratta solo della distribuzione del software libero, ma anche della distribuzione del software libero modificato. Chiunque apporti modifiche al software libero ha il diritto di renderle disponibili ad altri. Se lo fai, sei obbligato a farlo anche liberamente, cioè non devi limitare le libertà originali durante la distribuzione del software, anche se lo hai modificato o esteso. Per esempio, se un gruppo di sviluppatori ha idee diverse rispetto agli autori originali sulla direzione che dovrebbe prendere uno specifico software, può creare il proprio ramo di sviluppo (chiamato fork) e continuare a sviluppare il software come un nuovo progetto. Ma, ovviamente, tutti gli obblighi associati a queste libertà rimangono in vigore.
L’enfasi sull’idea di libertà è anche coerente nella misura in cui ogni movimento di libertà è diretto contro qualcosa, vale a dire un rivale che sopprime le libertà postulate, che considera il software come proprietà e vuole tenerlo “chiuso”. A differenza del software libero, tale software è chiamato proprietario.
Software Open Source vs. Software Libero
Per molti, software libero e software open source sono sinonimi. L’abbreviazione usata frequentemente FOSS per Free and Open Source Software sottolinea questa comunanza. FLOSS, che sta per Free/Libre and Open Source Software, è un altro termine popolare, che enfatizza inequivocabilmente l’idea di libertà anche per altre lingue diverse dall’inglese. Tuttavia, se si considera l’origine e lo sviluppo di entrambi i termini, vale la pena differenziarli.
Il termine software libero con la definizione delle quattro libertà descritte in precedenza risale a Richard Stallman e al progetto GNU da lui fondato nel 1985, quasi 10 anni prima della nascita di Linux. Il termine “GNU is not Unix” descrive l’obiettivo in un batter d’occhio: GNU è nato come iniziativa per sviluppare una soluzione tecnicamente convincente — ovvero il sistema operativo Unix — da zero, per renderlo disponibile al grande pubblico e per migliorarlo continuamente. L’apertura del codice sorgente era solo una necessità tecnica e organizzativa per raggiungere questo obiettivo, ma nella sua immagine il movimento del software libero è ancora un movimento sociale e politico, alcuni aggiungono anche ideologico.
Con il successo di Linux, le possibilità di collaborazione di Internet e le migliaia di progetti e aziende emersi in questo nuovo universo software, l’aspetto sociale è passato sempre più in secondo piano. L’apertura del codice sorgente stesso è passata da requisito tecnico a caratteristica determinante: quando il codice sorgente era visibile, il software era considerato “open source”. Le motivazioni sociali hanno lasciato il posto a un approccio più pragmatico per lo sviluppo del software.
Il software libero e il software open source si occupano delle stesse questioni, con gli stessi metodi e in una comunità mondiale di individui, progetti e aziende. Ma poiché si sono avvicinati partendo da direzioni diverse — una sociale e una tecnico-pragmatica — a volte ci sono dei conflitti. Questi conflitti sorgono quando i risultati del lavoro congiunto non corrispondono agli obiettivi originali di entrambi i movimenti. Ciò accade soprattutto quando il software apre i suoi codici sorgenti ma non rispetta nel contempo le quattro libertà del software libero, per esempio quando esistono limitazioni alla divulgazione, alla modifica, o connessioni con altri componenti software.
La licenza sotto cui il software è disponibile determina a quali condizioni è soggetto un software in termini di utilizzo, distribuzione e modifica. E poiché i requisiti e le motivazioni possono essere molto diversi, sono state create innumerevoli licenze diverse nell’area FOSS. Dato l’approccio molto più radicale del movimento del software libero, non sorprende che questo non riconosca molte licenze open source come “libere” e quindi le rifiuti. Il contrario difficilmente accade a causa dell’approccio open source molto più pragmatico.
Diamo una breve occhiata alla complessa area delle licenze.
Licenze
A differenza di un frigorifero o di un’auto, un software non è un prodotto fisico, ma un prodotto digitale. Pertanto, un’azienda non può effettivamente trasferire la proprietà di tale prodotto vendendolo e modificandone il possesso fisico — piuttosto, trasferisce i diritti d’uso a quel prodotto e l’utente accetta contrattualmente tali diritti d’uso. Nella licenza del software sono registrati quali sono e soprattutto quali non sono i diritti d’uso: diventa quindi comprensibile quanto siano importanti le normative in essa contenute.
Mentre i grandi fornitori di software proprietario, come Microsoft o SAP, hanno le proprie licenze che sono esattamente su misura per i loro prodotti, i sostenitori del software libero e open source sin dall’inizio hanno lottato per la chiarezza e la validità generale delle loro licenze, perché dopo tutto ogni utente dovrebbe essere in grado di comprenderle e, se necessario, utilizzarle personalmente per i propri sviluppi.
Tuttavia, non si dovrebbe nascondere che questo ideale di semplicità difficilmente può essere raggiunto perché troppe esigenze specifiche e accordi giuridici non sempre compatibili a livello internazionale si frappongono a questo. Per fare solo un esempio: le leggi sul diritto d’autore tedesche e americane sono fondamentalmente diverse. Secondo la legge tedesca, esiste una persona come autore (più precisamente: Urheber), la cui opera è la sua proprietà intellettuale. Sebbene l’autore possa concedere il permesso di utilizzare la sua opera, non può cedere o rinunciare alla sua paternità. Quest’ultimo punto non esiste nella legge americana. Anche qui c’è un autore (che però può anche essere un’azienda o un’istituzione), ma ha solo diritti di sfruttamento che può trasferire in parte o in toto e quindi dissociarsi completamente dalla sua opera. Una licenza valida a livello internazionale deve essere interpretata nel rispetto delle diverse leggi.
Di conseguenza ci sono numerose, e a volte molto diverse, licenze FOSS. Peggio ancora sono le diverse versioni di una licenza, o un mix di licenze (all’interno di un progetto, o anche quando si collegano più progetti) che possono causare confusione o persino controversie legali.
Sia i rappresentanti del software libero sia i sostenitori del movimento open source decisamente orientato al mercato hanno creato le proprie organizzazioni, che oggi sono in gran parte responsabili della formulazione delle licenze software secondo i loro principi e supportano i loro membri nella loro applicazione.
Copyleft
La già citata Free Software Foundation (FSF) ha formulato la GNU General Public License (GPL) come una delle licenze più importanti per il software libero, licenza che viene utilizzata per molti progetti, per esempio il kernel Linux. Inoltre, ha rilasciato licenze con adattamenti specifici del caso, come la GNU Lesser General Public License (LGPL), che regola la combinazione di software libero con codice modificato in cui il codice sorgente modificato non deve essere rilasciato al pubblico, la GNU Affero General Public License (AGPL), che regola la vendita dell’accesso al software ospitato, o la GNU Free Documentation License (FDL), che estende i principi di libertà alla documentazione del software. Inoltre, la FSF formula raccomandazioni a favore o contro le licenze di terze parti e progetti affiliati come GPL-Violations.org indagano su sospette violazioni delle licenze libere.
La FSF chiama il principio secondo il quale una licenza libera si applica anche alle varianti modificate del software copyleft — in contrasto con il principio del copyright restrittivo che rifiuta. L’idea, quindi, è di trasferire i principi liberali di una licenza software nel modo più illimitato possibile a future varianti del software al fine di prevenire successive restrizioni.
Ciò che sembra ovvio e semplice, tuttavia, porta a notevoli complicazioni nella pratica, motivo per cui i critici spesso chiamano il principio del copyleft “virale”, poiché viene trasmesso alle versioni successive.
Da quanto detto risulta, per esempio, che due componenti software che sono concesse in licenza sotto differenti licenze copyleft potrebbero non essere combinabili tra loro, poiché entrambe le licenze non possono essere trasferite contemporaneamente al prodotto successivo. Questo può essere applicato anche a diverse versioni della stessa licenza!
Per questo motivo le licenze o le versioni di licenze più recenti spesso non abbracciano più il copyleft in modo così rigoroso. La già menzionata GNU Lesser General Public License (LGPL) è in questo senso una agevolazione per poter combinare software libero con componenti “non liberi”, come spesso accade con le così dette librerie. Le librerie contengono subroutine o routine, che a loro volta vengono utilizzate da altri programmi. Ciò porta alla situazione comune in cui il software proprietario chiama una di queste subroutine da una libreria gratuita.
Un altro modo per evitare conflitti di licenza è la doppia licenza, in cui un software è concesso in licenza sotto diverse licenze, per esempio una licenza gratuita e una licenza proprietaria. Un caso d’uso tipico è una versione gratuita di un software che potrebbe essere utilizzata solo quando rispetta le restrizioni del copyleft e una offerta alternativa che consente di ottenere il software con una licenza diversa che libera il licenziatario da determinate restrizioni in cambio di una quota in denaro che potrebbe essere utilizzata per finanziare lo sviluppo del software.
Dovrebbe quindi risultar chiaro che la scelta della licenza per i progetti software dovrebbe essere fatta con molta cautela, poiché da essa dipendono la collaborazione con altri progetti, la combinabilità con altri componenti e anche il design futuro del proprio prodotto. Il copyleft presenta agli sviluppatori sfide speciali a tal proposito.
Open Source Definition e Licenze “Permissive”
Sul lato open source, è l'Open Source Initiative (OSI), fondata nel 1998 da Eric S. Raymond e Bruce Perens, che si occupa principalmente di questioni di licenza. Ha inoltre sviluppato una procedura standardizzata per verificare la conformità delle licenze software con la sua Open Source Definition. Sul sito web OSI è attualmente possibile trovare più di 80 licenze open source riconosciute.
Qui vengono anche elencate le licenze come “approvate OSI” che contraddicono esplicitamente il principio del copyleft, in particolare il gruppo di licenze BSD. La Berkeley Software Distribution (BSD) è una variante del sistema operativo Unix originariamente sviluppata presso l’Università di Berkeley, variante che in seguito ha dato origine a progetti gratuiti come NetBSD, FreeBSD e OpenBSD. Le licenze alla base di questi progetti sono spesso indicate come permissive. Contrariamente alle licenze copyleft non hanno lo scopo di stabilire i termini di utilizzo delle varianti modificate. Piuttosto, la massima libertà dovrebbe aiutare il software a essere distribuito il più ampiamente possibile, lasciando che siano gli editor del software da soli a decidere come procedere con le modifiche — se, per esempio, rilasciarle a loro volta o trattarle come sorgenti chiusi e distribuirle commercialmente.
La Licenza BSD a 2 clausule, chiamata anche Licenza BSD Semplificata o Licenza FreeBSD, dimostra quanto possano essere succinte tali licenze permissive. Oltre alla clausola di responsabilità standard, che protegge gli sviluppatori da richieste di risarcimento derivanti da danni causati dal software, la licenza è costituita solo dalle due seguenti regole:
Sono consentiti la ridistribuzione e l’uso in forma di codice sorgente e in forma binaria, con o senza modifiche, a patto che siano rispettate le seguenti condizioni:
Le ridistribuzioni del codice sorgente devono conservare la nota di copyright sopra riportata, questa lista di condizioni e la seguente dichiarazione di non responsabilità.
Le ridistribuzioni in forma binaria devono riprodurre la nota di copyright sopra riportata, questa lista di condizioni e la seguente dichiarazione di non responsabilità nella documentazione e/o in altri materiali forniti con la distribuzione.
Creative Commons
La concezione di sviluppo vincente di FLOSS e il progresso tecnologico associato hanno portato a tentativi di trasferire il principio dell’open source ad altre aree non tecniche. La preparazione e la messa a disposizione della conoscenza, così come la cooperazione creativa nella risoluzione di compiti complessi, sono ora considerate come una prova del principio open source, esteso e relativo ai diversi ambiti di applicazione.
Da qui la necessità di creare basi affidabili anche in questi ambiti, che consentano di condividere ed elaborare i risultati lavorativi. Poiché le licenze software disponibili erano poco adatte a questo, ci furono numerosi tentativi di tramutare specifiche necessità, dal lavoro scientifico alle opere d’arte digitalizzate “nello spirito dell’open source”, in licenze altrettanto utili.
L’iniziativa di gran lunga più importante di questo tipo oggi è Creative Commons (CC), che si descrive brevemente nel seguente modo:
Creative Commons è un’organizzazione globale senza scopo di lucro che consente la condivisione e il riutilizzo della creatività e della conoscenza attraverso la fornitura di strumenti legali gratuiti.
Con Creative Commons, il fulcro dell’assegnazione dei diritti passa dal distributore all’autore. Un esempio: nell’editoria tradizionale, un autore di solito trasferisce tutti i diritti di pubblicazione (stampa, traduzione, etc.) a un editore, che a sua volta garantisce la migliore distribuzione possibile dell’opera. I canali di distribuzione di Internet significativamente mutati mettono ora l’autore nella posizione di esercitare molti di questi diritti di pubblicazione e di decidere autonomamente come deve essere utilizzato il loro lavoro. Creative Commons offre l’opportunità di determinare questo in modo semplice e legalmente affidabile, ma vuole ottenere anche di più: gli autori sono incoraggiati a rendere disponibili le proprie opere come contributo a un processo generale di scambio e cooperazione. A differenza del copyright tradizionale, che conferisce all’autore tutti i diritti che può trasferire ad altri secondo necessità, Creative Commons adotta l’approccio opposto: l’autore mette il suo lavoro a disposizione della comunità, ma può scegliere tra una serie di caratteristiche quelle che devono essere tenute in considerazione quando si utilizza l’opera — più caratteristiche sceglie, più restrittiva è la licenza.
Quindi il principio “Scegli una licenza” di CC chiede a un autore passo dopo passo le singole proprietà e genera la licenza consigliata, che l’autore può assegnare per ultimo all’opera come testo ed icona.
Per una migliore comprensione, ecco una panoramica delle sei possibili combinazioni e licenze offerte da CC:
- CC BY (“Attribuzione”)
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La licenza gratuita che consente a chiunque di modificare e distribuire l’opera purché ne citi l’autore.
- CC BY-SA (“Attribuzione-Condividi allo stesso modo”)
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Come CC BY, tranne per il fatto che l’opera modificata può essere distribuita solo sotto la stessa licenza. Il principio ricorda il copyleft, perché anche qui la licenza è “ereditata”.
- CC BY-ND (“Attribuzione-Non Opere Derivate”)
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Come CC BY, tranne per il fatto che l’opera può essere distribuita solo senza modifiche.
- CC BY-NC (“Attribuzione-Non Commerciale”)
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L’opera può essere modificata e distribuita nominando l’autore, ma solo per scopi non commerciali.
- CC BY-NC-SA (“Attributione-Non Commerciale-Condividi allo stesso modo”)
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Come BY-NC, tranne per il fatto che l’opera può essere condivisa solo alle stesse condizioni (cioè una licenza simile al copyleft).
- CC BY-NC-ND (“Attribuzione-Non Commerciale-Non Opere Derivate”)
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La licenza più restrittiva: la distribuzione dell’opera è consentita nominando l’autore, ma solo senza modifiche e per scopi non commerciali.
Modelli di Business nell’Open Source
A posteriori il successo del FLOSS si traduce in un movimento di base di idealisti tecnofili che, indipendentemente dai vincoli economici e liberi da dipendenze monetarie, mettono il proprio lavoro al servizio del grande pubblico. Allo stesso tempo, in ambiente FLOSS sono state create aziende per un valore di miliardi; un esempio rappresentativo è la società americana Red Hat fondata nel 1993 con un fatturato annuo di oltre 3 miliardi di dollari (2018), rilevata dal colosso IT IBM nel 2018.
Diamo quindi un’occhiata alla tensione tra la distribuzione libera e per lo più gratuita di software di alta qualità e i modelli di business per i suoi creatori, perché una cosa dovrebbe essere chiara: anche gli innumerevoli sviluppatori, altamente qualificati, di software libero, devono guadagnare denaro, e l’ambiente FLOSS, in origine puramente non commerciale, deve quindi sviluppare modelli di business sostenibili al fine di preservare il proprio cosmo.
Un approccio comune, soprattutto per i progetti più grandi in fase iniziale, è il cosiddetto crowdfunding, ovvero la raccolta di donazioni in denaro tramite una piattaforma come Kickstarter. In cambio, i donatori ricevono un bonus prestabilito dagli sviluppatori in caso di successo, ovvero se vengono raggiunti gli obiettivi definiti in precedenza, sia che si tratti di accesso illimitato al prodotto o di funzionalità speciali.
Un altro approccio è la doppia licenza: il software libero viene offerto in parallelo con una licenza più restrittiva o addirittura proprietaria, che a sua volta garantisce al cliente servizi più estesi (tempi di risposta in caso di errori, aggiornamenti, versioni per determinate piattaforme, etc.). Un esempio tra i tanti è ownCloud, che è stato sviluppato sotto licenza GPL e offre ai clienti aziendali una “Business Edition” sotto licenza proprietaria.
Prendiamo anche ownCloud come esempio di un altro modello di business FLOSS molto diffuso: i servizi professionali. Molte aziende non dispongono delle conoscenze tecniche interne necessarie per configurare e utilizzare software complessi e critici in modo affidabile e, soprattutto, sicuro. Ecco perché acquistano servizi professionali come consulenza, manutenzione o assistenza tecnica direttamente dal produttore. Anche gli aspetti di responsabilità giocano un ruolo in questa decisione, poiché l’azienda trasferisce i rischi operativi al produttore.
Se un software riesce a diventare popolare e di successo nel suo campo, ci sono possibilità di monetizzazione periferica come il merchandising o i certificati che i clienti acquisiscono e che quindi indicano il loro stato speciale nell’utilizzo di quel software. Per esempio, la piattaforma di apprendimento Moodle offre la certificazione dei formatori, che documentano le proprie conoscenze ai potenziali clienti, e questo è solo un esempio tra molti altri.
Software as a Service (SaaS) è un altro modello di business, soprattutto per le tecnologie basate sul web. In questo caso, un fornitore di servizi cloud esegue un software come per esempio un Customer Relationship Management (CRM) o un Content Management System (CMS) sui propri server e garantisce ai propri clienti l’accesso all’applicazione installata. Ciò consente ai clienti di risparmiare l’installazione e la manutenzione del software. In cambio, il cliente paga per l’utilizzo del software in base a vari parametri, per esempio il numero di utenti. Disponibilità e sicurezza giocano un ruolo importante come fattori critici per l’azienda.
Infine, ma cosa non di certo meno importante, è particolarmente comune nei progetti più piccoli il modello di sviluppo di estensioni specifiche su richiesta del cliente all’interno del software libero. Di solito spetta al cliente decidere cosa fare con queste estensioni, ovvero se rilasciarle o tenerle “chiuse” come parte del proprio modello di business.
Una cosa dovrebbe essere oramai chiara: sebbene il software libero sia di solito disponibile gratuitamente, nel suo ambiente sono stati creati numerosi modelli di business, che vengono costantemente modificati ed estesi da innumerevoli liberi professionisti e aziende in tutto il mondo in modo molto creativo, così da garantire la continua esistenza dell’intero movimento FLOSS.
Esercizi Guidati
-
Quali sono — in poche parole — le “quattro libertà” definite da Richard Stallman e dalla Free Software Foundation?
libertà 0
libertà 1
libertà 2
libertà 3
-
Che cosa significa la sigla FLOSS?
-
Hai sviluppato un software libero e vuoi assicurarti che tale software, ma anche tutte le opere future basate su di esso, rimangano liberi. Quale licenza scegli?
CC BY
GPL versione 3
Licenza BSD a 2 clausule
LGPL
-
Quali delle seguenti licenze definiresti permissive e quali copyleft?
Licenza BSD Semplificata
GPL versione 3
CC BY
CC BY-SA
-
Hai scritto un’applicazione web e l’hai pubblicata con una licenza libera. Come puoi guadagnare soldi con il tuo prodotto? Indica tre possibilità.
Esercizi Esplorativi
-
Sotto quale licenza (inclusa la versione) sono disponibili le seguenti applicazioni?
Apache HTTP Server
MySQL Community Server
Articoli di Wikipedia
Mozilla Firefox
GIMP
-
Vuoi rilasciare il tuo software sotto GNU GPL v3. Quali passi dovresti seguire?
-
Hai scritto un software proprietario e vorresti combinarlo con del software libero sotto licenza GPL versione 3. Sei autorizzato a farlo, o che cosa devi prendere in considerazione?
-
Perché la Free Software Foundation ha rilasciato la GNU Affero General Public License (GNU AGPL) come supplemento alla GNU GPL?
-
Indica tre esempi di software libero offerti anche come “Business Edition”, per esempio in una versione a pagamento.
Sommario
In questa lezione hai imparato:
-
Similitudini e differenze tra software libero e open source (FLOSS);
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Licenze FLOSS, loro importanza e problematiche relative;
-
Licenze Copyleft vs. Licenze “Permissive”;
-
Modelli di business FLOSS.
Risposte agli Esercizi Guidati
-
Quali sono — in poche parole — le “quattro libertà” definite da Richard Stallman e dalla Free Software Foundation?
libertà 0
eseguire il software
libertà 1
studiare e modificare il software (codice sorgente)
libertà 2
distribuire il software
libertà 3
distribuire il software modificato
-
Che cosa significa la sigla FLOSS?
Free/Libre Open Source Software
-
Hai sviluppato un software libero e vuoi assicurarti che tale software, ma anche tutte le opere future basate su di esso, rimangano liberi. Quale licenza scegli?
CC BY
GPL versione 3
X
Licenza BSD a 2 clausule
LGPL
-
Quali delle seguenti licenze definiresti permissive e quali copyleft?
Licenza BSD Semplificata
permissiva
GPL versione 3
copyleft
CC BY
permissiva
CC BY-SA
copyleft
-
Hai scritto un’applicazione web e l’hai pubblicata con una licenza libera. Come puoi guadagnare soldi con il tuo prodotto? Indica tre possibilità.
-
Doppia licenza, per esempio offrendo una “Business Edition” a pagamento;
-
Offerta di hosting, servizio e supporto;
-
Sviluppo di estensioni proprietarie per i clienti.
-
Risposte agli Esercizi Esplorativi
-
Sotto quale licenza (inclusa la versione) sono disponibili le seguenti applicazioni?
Apache HTTP Server
Apache License 2.0
MySQL Community Server
GPL 2.0
Articoli di Wikipedia (Inglese)
Licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo (CC-BY-SA)
Mozilla Firefox
Mozilla Public License 2.0
GIMP
LGPL 3
-
Vuoi rilasciare il tuo software sotto GNU GPL v3. Quali passi dovresti seguire?
-
Se necessario, proteggiti dal datore di lavoro, per esempio con una rinuncia al copyright in modo da poter indicare esattamente la licenza;
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Aggiungi una nota di copyright a ogni file;
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Aggiungi al tuo software un file chiamato
COPYING
con il testo completo della licenza; -
Aggiungi un riferimento alla licenza in ogni file.
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Hai scritto un software proprietario e vorresti combinarlo con del software libero sotto licenza GPL versione 3. Sei autorizzato a farlo, o che cosa devi prendere in considerazione?
Le FAQ della Free Software Foundation forniscono queste informazioni: fintanto che il software proprietario e il software libero rimangono separati l’uno dall’altro, la combinazione è possibile. Tuttavia, devi assicurarti che questa separazione sia tecnicamente garantita e riconoscibile per gli utenti. Se si integra il software libero in modo che diventi parte integrante del prodotto, è anche necessario pubblicare il prodotto sotto GPL secondo il principio del copyleft.
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Perché la Free Software Foundation ha rilasciato la GNU Affero General Public License (GNU AGPL) come supplemento alla GNU GPL?
La GNU AGPL colma una lacuna di licenza che si presenta soprattutto con il software libero ospitato su un server: se uno sviluppatore apporta modifiche al software, non è obbligato ai sensi della GPL a rendere accessibili queste modifiche, poiché consente l’accesso al programma, ma non “ridistribuisce” il programma nel senso della GPL. La GNU AGPL, d’altra parte, stabilisce che il software deve essere reso disponibile per il download con tutte le modifiche.
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Indica tre esempi di software libero offerti anche come “Business Edition”, per esempio in una versione a pagamento.
MySQL, Zammad, Nextcloud.